Una leggenda narra di un’isola, dove, se ami il motociclismo nella sua forma più viscerale, lascerai un pezzo di cuore e un filo invisibile ti legherà per sempre ad essa.
Dove si trova l’isola più amata dai motociclisti?
Nel mare d’Irlanda, poche migliaia di kilometri quadrati e 37 miglia di pura adrenalina. L’Isola di Man è questo e poco altro, ma tanto basta per attirare ogni anno migliaia di motociclisti, in occasione di una delle più famose Road Race: il Tourist Trophy
Come si arriva sull’Isola di Man?
Nessuna strada tra le stelle, potete raggiungerla in volo, o su due ruote, a voi la scelta. Una volta sull’isola potrete scegliere se pernottare in albergo oppure cercare una camera offerta a prezzi convenienti, dagli abitanti dell’isola. Sul sito ufficiale della Isle of Man trovate un sacco di informazioni. Io ho scelto la via più veloce, per ragioni lavorative.
Non sto scrivendo questo post per spiegarvi come organizzare il viaggio, anche perché sono una frana totale. Sto scrivendo per trasmettervi quelle che sono state le mie emozioni.
Si parte per la Tourist Trophy sulla Isle of Man
Una mattina di fine Maggio, mi sono imbarcata per Londra. Piena di aspettative e con un sacco di spazio in valigia per poter riportare tanti ricordi, anche se i migliori sono nel cuore. Una volta a Londra ho preso la coincidenza per Douglas, visto l’aereo ve lo giuro, per un attimo ho avuto un ripensamento.
L’aereo è quello bianco e azzurro
Atterrata a Douglas avevo già capito cosa mi aspettava. Bando alle pubblicità di profumi, famose griffe, qui non si scherza e all’aeroporto ti accolgono così
La scelta per l’alloggio era ricaduta sull’affitto di una camera a casa di una famiglia che offre un servizio di b&b in occasione del Tourist Trophy. Avete presente gli inglesi con la puzza sotto al naso, freddi, che se non parli la loro lingua con perfetto accento British, fingono che stiate parlando in un qualunque idioma arcaico ? Scordateveli!
Gli abitanti dell’isola di Man sono cordiali, allegri e soprattutto anche se parli un inglese pessimo si sforzano per capirti e per farsi capire.
Dove vedere le prove della Tourist Trophy?
Durante i 4 giorni di permanenza sull’Isola di Man, ho scelto di guardare le prove in un posto diverso ogni giorno, scegliendo i punti più caratteristici.
Puoi vederla da Parliament Square
Dove ho capito che non a tutti quelli che si trovano li, interessa qualcosa della corsa
Oppure dal Greeba Bridge
Dove un R1 ti passa davanti saltando che Kiara Fontanesi nel mondiale motocross, a confronto, sembra incollata al terreno. Perdonate la pessima qualità dell’immagine. Vorrei solo favi notare che questo era un rookie (un esordiente, si riconosce dalla casacca arancione), immaginate come passa un veterano.
Meglio ancora sul rettilineo di Sulby (ovvero fuori dalla porta di casa)
In fondo al rettilineo, o meglio l’unico tratto senza delle vere e proprie curve, più lungo del circuito. Abbiamo cronometrato e sentivamo le moto “full throttle” per almeno 20 secondi, prima di vederle arrivare. Non sono bravissima con i conteggi sulla velocità del suono etc ma prima di questi 20 secondi, ne passano quasi altrettanti con l’acceleratore al massimo.
Nella casa di fronte, un nonnino, ha posizionato in giardino una sedia e con la sua tazza di te fumante, si è messo a guardare le prove. Sull’Isola di Man, il motociclista, non è visto come il demonio.
Per la gara ho scelto il posto migliore, il paradiso del motociclista: IL MOUNTAIN
È la parte alta del circuito, quella selvaggia. Immaginatevi un passo di montagna, di quelli dove trovi solo asfalto e natura. Lì c’è la statua dedicata al compianto Joey Dunlop. Dall’alto dell’Isola di Man continua a dominare la gara e protegge chi sta correndo in quel momento, ricordandogli che “al TT non conta sapere dove devi aprire il gas, ma dove devi chiuderlo”.
La nebbia, l’atmosfera surreale, il silenzio rotto solo dallo speaker che annuncia un ritardo nella partenza a causa del maltempo, frequente quanto la pioggia nei w-e di Luglio in italia. Seduta su un prato, perché le tribune sono cosa rara, ho aspettato di sentire il rombo del primo motore … e quando ha riempito l’aria, mi è venuta la pelle d’oca!
La Tourist Trophy non è una semplice gara
Al Tourist Trophy è difficile vedere i sorpassi a cui siamo abituati nelle competizioni in pista. Quello che ti fa restare con la bocca aperta e con il cervello in stand-by, è pensare che stanno correndo su una strada. Ci sono i tombini, le buche, la larghezza del tracciato non è omogenea. Eppure i piloti si buttano in curva con la scioltezza con cui io affronterei una rotonda.
La difficoltà sta, oltre che nel memorizzare il tracciato di 60 km (considerate che il Mugello per esempio, è lungo poco più di 5), nel memorizzare cosa c’è nei vari punti: strada sconnessa, umido, il tombino. Per avere un’idea vi consiglio di guardare questo video in cui Stefano Bonetti ci spiega un giro del Tourist Trophy.
Oltre la gara
Non potevo certo farmi mancare una tappa al Grandstand … dove tutto inizia e dove tutto finisce.
Nonostante l’avvento della tecnologia, il tabellone del Tourist Trophy viene aggiornato ancora a mano. Da qui le moto partano scaglionate e ripassano per i 3 giri di gara, fanno il pit-stop e tagliano il traguardo che regalerà, a ogni pilota, la gloria di aver corso la road-race più famosa.
Il paddock, qui è tutto più spartano e più bello
Cancellate dal vostro cervello tutto quello che fino ad ora, questa parola ha significato per voi. Scordatevi l’asfalto infuocato, scordatevi i motor-home, scordatevi ragazze seminude che si aggirano con un ombrello.
Al TT tutto è più spartano. Mi ha ricordato la SBK di parecchi anni fa, quando aggirarsi per il paddock poteva significare incontrare Haga o Corser che camminavano tranquilli chiacchierando con il meccanico.
I miei compagni di viaggio, erano degli amici che all’epoca correvano in un trofeo amatoriale. Siamo stati attratti da una bandiera Italiana che sventolava da un camper, nemmeno ultimo modello, con a fianco un piccolo gazebo. Ci siamo rivisti, con questo equipaggiamento, in giro per le piste di tutta Italia. Sotto quel gazebo c’era un uomo che per me è un mito, Stefano Bonetti.
Siamo stati quasi mezz’ora a chiacchierare con lui, sommergendolo con mille domande: come si fa a iscriversi al Tourist Trophy ? Ma le sospensioni, come le regoli ? E la pressione delle gomme ? E se piove a metà giro? E via di questo passo. Una persona semplice, ora ha un motorhome ricavato da un vecchio autobus, ma fino a qualche anno fa si arrangiava con un camper e un furgone. Nel paddock abbiamo visto di tutto: dai pochi team che si possono permettere strutture da SBK a famiglie che investono tutto per far correre il figlio. Tutte persone semplici, mai sgarbate, abituate ai curiosi che li guardano con occhi sognanti. Persone mosse per lo più dalla passione e non dai soldi (se non ti chiami McGuinness o Dunlop, di TT non ci campi), Piloti e Motociclsti con la lettera maiuscola.
Sull’Isola di Man, tutto parla di moto
Nelle settimane del Tourist Trophy vista dall’alto, l’Isola di Man sembra invasa da mille formichine motorizzate che percorrono la stessa strada che di lì a poco si trasformerà nel Circuito. E a nessuno, quelle formichine, danno fastidio. Nessuno si lamenta del rombo dei motori, nessuno fa a gara a chi ha la moto più nuova, più potente, la tuta ultimo modello o la gomma più chiusa. Sono tutti li con la consapevolezza che, a confronto di chi è nel paddock a scaldare i motori, si è tutti dei paracarri. E non ci sono i motociclisti da bar, non ci sono le polemiche create ad hoc dai giornalisti. Ci sono solo grandi appassionati.
Se ci andrete un pezzo del vostro cuore rimarrà lì per sempre. Come la monetina che si butta nella fontana, nella speranza di tornare. Ogni tanto, il battito lontano di quel pezzo di cuore si farà sentire, magari nelle sere di inverno quando non si può usare la moto. Allora inizierete a fantasticare per riorganizzare quel viaggio, magari questa volta in sella. Non per andare a riprendersi quel pezzo di cuore, quello ormai, appartiene all’Isola di Man, ma per farlo battere assieme a quello che vi accompagna nella vita di tutti i giorni.
L’isola che non c’è, esiste, è nel mare d’Irlanda
Puoi scoprire di più sulla Isle of Man TT sul loro sito o sulla pagina facebook.