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COSA ASPETTARSI DALLA PRIMA LEZIONE DI SURF

5 Giugno 2018  By Raffaella Regina
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Ed eccomi qui, di fronte all’oceano in un qualsiasi martedì mattina pronta a cimentarmi a trasformare uno dei miei sogni di sempre in realtà.
Tante volte l’ho sognato, lo vedevo come una cosa lontana, soprattutto per una che vive a Milano e il mare lo vede solo d’estate. Il surf. Già il nome mette in soggezione, provocandomi un mix di rispetto e eccitazione estrema.
Certo, quando in generale si pensa al surf vengono in mente dei fustacchioni che cavalcano la tavola facendo mille evoluzioni o delle sniacchere da competizione con la chioma dorata al vento. Sembra semplice visto dall’esterno e le persone che di solito vengono associate a questo sport hanno un’ immagine giovane, felice e frivola (sfateremo anche miti e pregiudizi del surf qui).

Iniziamo!

Già solo per decidermi a chiamare per prenotare la mia prima lezione ho dovuto metterci impegno e sfidare la pigrizia che mi contraddistingue. Per non parlare del grande scoglio: il tempo. Qui nei paesi baschi raramente il clima è favorevole. La gente va a surfare comunque sia, e tutti gli adepti hanno a portata di cellulare la pagina con le previsioni delle onde (difficilissima da leggere per me!)

Primo passo: tavola da surf e muta.

La scuola di surf è giusto sull’oceano, a Sopelana, una spiaggia immensa e selvaggia dove non ci saranno mai ombrelloni (è una spiaggia apposta per il surf ragazze! Qui il casino di una qualsiasi giornata d’estate lo potete scordare. Ed è così anche in pieno agosto).
Come prima cosa mi hanno dato la muta. Taglia S. Non avrei mai pensato di poterci entrare., e invece ce l’ho fatta! Anche se è stato abbastanza complicato, era umidiccia e super stretta.
Poi è stata la volta della tavola da surf, GIGANTE! Di un materiale che somiglia a spuma solida. Una soft-board arancione che pesava abbastanza ma non troppo da farmi desistere e tornare al mio comodo divano.

Ok! Adesso sei pronta per la prima lezione di surf!

E io già che mi vedevo tra le onde bella come il sole e pettinata come le supergnocche delle pubblicità… e invece!
La prima lezione di surf si svolge per terra, sulla sabbia. Per lo meno per la prima mezz’ora.
Ti spiegano cos’è il surf, come è fatta la tavola, un po’ di dinamica delle correnti, da dove entrare in mare. E poi… giù di esercizi!

Rema rema! Prima di tutto sulla spiaggia.

Praticamente mi hanno fatto sdraiare a pancia in giù sulla tavola, che era a sua volta adagiata sulla soffice sabbia basca, e mi hanno fatto remare. Le mie mani scavavano nella sabbia imitando i gesti dell’istruttore. Poi è venuta la volta della parte più importante della lezione (che si può praticare anche sul parquet di casa): tirarsi su, mettersi sulla tavola, la messa in piedi insomma! Ok, si chiama Pop Up ed è un casino!

Ci sono tre maniere di salire su una tavola da surf e tutte hanno una costante: il primo step è inarcare la schiena e tirar su il torso con le mani all’altezza dello sterno (forse un po’ più in basso) e poi:

  • si può fare un salto “tutto d’un colpo” dandosi la spinta con le mani e mettendo il piede dominante davanti leggermente girato verso l’esterno e l’altro dietro perpendicolare alla tavola. Distanza tra i due piedi non eccessiva ma nemmeno irrisoria. (Semplice, no?!)
  • Altra opzione: dividere “il salto” in due parti. L’azione sarà più lenta ma è la forma più sicura per salire sulla tavola e la più utilizzata dai non professionisti. Il piede dominante lo portiamo in avanti (come se stessimo imitando spiderman che sale su un grattacielo) le mani sono sotto lo sterno, la schiena inarcata. Mentre ci diamo la spinta con le braccia e l’altro piede si posiziona perpendicolare alla tavola in posizione retrocessa.
  • L’ultima opzione è quella sbagliata, ma ahimè, molto usata (e alcuni la insegnano pure): l’appoggio del ginocchio. Consiste in appoggiare il ginocchio della gamba dominante (o addirittura tutte e due) sulla tavola e aiutarsi per tirarsi in piedi. (Non lo fate! Io l’ho fatto e mi sono ritrovata a cavalcare onde in ginocchio!)

Tutti in acqua!

E adesso mettiamo in pratica quello che abbiamo imparato. Il mio primo giorno per fortuna non è stato brindato da onde super-alte, il tempo era favorevole e mi sono anche riuscita a tirar su! Ma non sempre va così e potete leggerlo nella storia della nostra Valentina e la sua prima catastrofica lezione. È normale le prime volte fare esercizi di remata per superare le onde a riva e per potersi posizionare bene in attesa dell’onda giusta. È importante lasciarsi trascinare un po’ e capire quando l’onda “spinge”, cioè quando ha la forza sufficiente per trascinare con se la tavola.. e noi!
In generale la prima volta (e molte delle successive) è una presa di coscienza, non solo dei nostri limiti ma anche delle caratteristiche di uno sport molto complesso e affascinante come il surf. Bisogna avere pazienza, questo non è uno sport che si impara rapidamente e per di più richiede molto rispetto, del mare e delle sue regole prima di tutto. Del resto è lui che decide: quando si può e quando no, è lui che comanda!

Restate in linea per i prossimi capitoli di questa mia avventura alle prese di uno degli sport più esaltanti di tutti i tempi!

Surf


Raffaella Regina
Raffaella Regina
Si occupa di comunicazione e arte tra Italia e Spagna. Nel 2010 sviluppa l'idea di Motel Rouge in collaborazione con Angela Carleo con l'intento di riuscire a parlare di sesso, sensualità e universo dei sensi in una maniera seria ma leggera. Il format è stato adattatato negli anni a diversi media: dalla web radio alla web tv passando anche per la televisione pubblica; oggi arricchisce il suo universo collaborando con Vertige: il portale delle donne sportive, forti e "innamorate" della vita!
https://www.facebook.com/pages/Motel-Rouge/204140742935452?fref=ts






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